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Ecco, io no.
Tempo che ne ho, voglia anche, ma ecco, io no.
Per cosa poi, dici qual’è il guadagno, il salasso, il margine di riscontro.
Boh, e che ne so.
Ecco, io no.
Te, per non dirlo col tu, te dicevo t’alzi, tramtrammi e alfine scalzo, spompato abbattuto ti affanni e nel giorno sfinito cadi e incomprensivo scalci.
O certo, hai prodotto.
Ecco, io no.
E tu?
St’attento.
Piuttosto mi fermo e ti dico scemo.
Al rischio di mettermi in testa un sombrero.
Che c’avrò un cappello di paglia ma il corpo non è affatto di plastica.
Perciò fatebenefratelli a rimanere nel vostro quieti ma sappiate che a vedervi in giro io ve lo dico:
ingranaggi ruotacoglioni, attenti agli intoppi, attenti ai vostri cloni.
Sono letali, distraggono dai mali e, se mortali, vi avvisano del segnale da tam tam, quello che pulsa, quello che batte.
Attenti, ritornello, alle giornate normali.
A quelle da non m’aspetto niente, alle ore inattese e alle acque sotto ai ponti, chete con le chele.
Perchè lì, subdole d’infradito fra lancette liete si nascondono le rivoluzioni in parto singolo.
Non certo negli appuntamenti attesi o negli eventi da celebrazione: quelli si sa che son buoni per le comuni illusioni.
Fin troppo semplici, fin troppo liste in programmate in sconti da emozioni.
No, te l’ho detto: ecco, io no.
E tu?
St’attento.
Nel sorseggiarti come un the caldo o freddo, nel far rifornimento, nello scender le scale o alzarti dal letto.
St’attento.
Basta un pretesto, un granello nel collaudato ragionamento, un brivido freddo e via dicendo: me tal dighe e io te lo ripeto.
St’attento.
Non ci torni indietro.
Scoperto.
Essere unico, essere quasi perfetto.
In stampo ed in difetto.
Pregi, veleni e pensieri non più sottovetro ma solo tuoi e fatti per averne un peso: non più specchio riflesso da allodole monocellule.
Presa la coscienza sarà un equlibrio da gestire, un mondo da spellare e nuovi verbi da imparare.
Strabiliare, respirare, annusare, bestemmiare, rotolare, ammiccare, trangugiare, calpestare, rimbombare, assaporare, tentennare, buttare in riflessivo, stupire e gongolare, inciampare e rialzare, esterrefare e stupefare, succhiare e fischiettare.
Amare,
e farsi amare.