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Ed è che il cielo mi passa accanto, si riverenza e poi si ferma.
Mi osserva, nota lo sguardo, basso: ed è un tremito di scroscio e l’acqua mi arriva sulle spalle.
Tutto ad un improvviso ho un brivido, il primo, e mi dico
che non può essere la febbre
e che voi non dovreste essere così felici, voi tutti, mentre anche un solo Essere combatte per esserlo.
Rischio mentre attraverso di essere preso, calpestato, deriso ed ho lo scollegamento della logica nella mia testa.
Dentro, io non ci sono più, adesso.
Parlami della passione, raccontami che cos’è,
perchè sto come sto
perchè non ho soluzione,
perchè al dolore
perchè non riesco ad arrivare al cuore
perchè chi non vuole essere aiutato non lo verrà
e dove ho sbagliato
se sbaglio c’è stato
e perchè l’Amore.
Vado quasi a sbattere il confronto contro un palo, evito di incrociare lo sguardo di chi mi conosce per paura di reazioni scorrette e sincere.
Nei primi due gradini trovati mi accovaccio e rannicchiato piango.
Sul perchè lo faccio senza ritegno non trovo altro che il mio eco ed un singhiozzo che scroscia col fragore di un bimbo senza più protezione.
E non so
ignorante di risposte
corroso dal lamento
non trovo uno che sia uno di senso
prendo con la sinistra
Si sbuccia
si taglia
da rosa scivola rossa
e almeno capisco
almeno questo di dolore
ce l’ha una spiegazione.
La rabbia.
Allora m’inverto e tento l’implosione
mi metto a ridere come la controfigura di un buffone
e non serve ovviamente a niente
tranne a cancellare un’altra uscita dal labirinto ed a ricordarmi che ovunque vada sono cieco nel mio vicolo di tentativi andati a vuoto.
A che serve provare e tentare di sapere, svuotare il mare col bicchiere,
mi dispiace
mi dispiace
mi dispiace
non sempre si vince
una casa, un letto ed un Amore.
Prima si deve vivere
e ad insegnarlo ci si sfoglia dentro.