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Resta sotto la sabbia spessa la mia conchiglia nascosta e protetta.
Invisibile agli occhi, si scansa al passaggio dell’acqua.
Rimane in battigia e nulla sprona la sua battaglia.
Suffissa in obliqua pendenza, incerta a indecidersi fra la marea e il bagnasciuga, lei un chissà cosa aspetta.
Zitta si insacca dal mondo senza mai per paura ferirsi di rugiada.
Preferisce fingersi pur di prendersi o farsi preda.
Smossa dal vento non fa una piega e ricerca anzi una nuova ansa.
Fugge dal destino portatore d’ansia e pur difronte ad una scelta inasprisce la sua corazza di madreperla.
A volte, sonnambula, s’accorge della sua presenza e di questa stessa non avvertita si spaventa.
Piange incredula se la spiaggia intera non si modella fra le rughe della sua testa.
E quando infine è accolta e fra due mani stretta, piangendo si ribella.