feb 8, 2007 - Senza cicatrici No Comments
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Abbi gran cura del tuo nascosto.
I giorni del mio passaggio di consegne al mondo costeggiavano le autostrade con un ritmo claudicante e stempiato. Osservavo i treni passare fra una raccolta di finestrini e l’infinita attesa che arrivasse lo ’07 di cui m’ero già premunito di biglietto. Passavo gli incroci come giochi di traverso.
Un giorno seguii le quattro zampe d’un bastardo sino all’ansa del fiume Carso. Quando arrivò a bordoriva, come un canino fuori posto, estrasse la coda inesistente e toccato l’acqua di preview, mi sorrise e si diede all’inabisso. Dalla mia distanza di sei passi allungai il collo di buon cristiano sotto l’acqua torbida e quando già fui lì lì da capire il perchè dei bronchi il pescecane era ben più onde lontano ed acquatico. Mi salutò beato e distante mentre migrava il suo corpo da fedele ad anfibio.
Una volta riemerso mi diressi al primo bar aperto che lottava contro il buio pesto.
Al bancone c’era in appoggio un distinto signore con tanto di pipa, bombetta e frac ma senza un rene. Si lamentava non tanto del degrado della sanità quanto del cattivo gusto degli arredatori d’interno del Sacro Spirito attiguo.
Tutte quelle monotone tonalità pastello verdi gli avevano fatto sbroccare le cervella.
- Inammissibile Egregio, ne confà? Non un solo blu, non un esile giallo: solo raccapricciante acqua marina, foresta essicata, alga sciatta, vuoto portafoglio. Un’indecenza. Ma non me ne curo giappiù: meglio un bianchino che una dialisi, concorda?
Concordavo, o almeno patteggiavo come si fa di buona maniera quando dentro la testa non hai una risposta che s’interfacci con tanta degente saggezza.
Offerto lo spritz a tutti gli astanti, compresi un omino nano e villano, una mucca con le pinne ed un politico sano tornai verso il fiume per veder chissà cosa mi sarei aspettato emergesse.
In effetti, complici la sera, il manto assetato di stelle e la cura di torba a cui erano sottoposti i campi disposti accanto non riuscii a veder più in là del mio finto guanto bianco.
Rimasi un po’ come sta un quadro prima dell’aver cornice, aspettando un ritorno del mio amico cane bastardo.
Ma quello tenne fede al suo nome e non mi lascio che al nulla della mia situazione.
Solo un po’ più nostalgico di quando persi a tre anni il mio primo amico immaginario.