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Le ho nascoste, sai,
le tue mani nei jeans.
Fa freddo, dice il tuo sbuffo sospeso.
Ed anche se stai a fianco
del mio stesso strano passo
riesco e ruoto gli occhi dal basso
per risalire a stento
dal mento al tuo pensiero scosceso.
Sei improvvisa dal nulla tornata
e sospesa ad un nulla
dall’ abbracciare il nulla
della mia nuova paura da nulla.
Da poco è un tempo
dove il forse è ancora un fremito
e tra questo il tuo arrivo
mi brucia
mi satura
mi benda
di cura.
I tuoi dentini
non li nascondi poi così bene:
avanti,
mordi,
fai il tuo dovere.
Fermi al muretto
due gomiti vicini
ancora non s’appartengono:
ma
già
saggiano il freddo
e sciolgono il marmo.
La cartolina del panorama sottostante
si fa osservata in quattro occhi da incrocio:
solo un attimo dopo
aver permesso l’inizio
dello stesso antico
doloso gioco.
La voglia di leggerti il naso
ha lo stesso peso delle bugie che verranno
ed il sapore strano di sapersi diversi.
Quando girerà il vento
piglieremo la bufera
come fosse stata
cosa data.
I tuoi dentini
non li nasconderai più così bene:
lo sai,
morderai,
farai solo il tuo dovere.