mag 16, 2007 - Senza cicatrici No Comments
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Pane e salame.
Madòna me,ma gli è tuch istess, niùt?
Si nonna, son tutti uguali.
Quache copie te fach?
Tante nonna.
Più de des?
Si nonna.
E te glìe scriich tutch te?
Solo uno, gli altri son tutti uguali.
Il resto passa svelto nelle pupille umide, svicola sui silenzi imbarazzati, esplode silenzioso negli abbracci.
Ovunque se ne vada il mio inchiostro d’ali ha una partenza di polvere, cemento, tronchi di castagno, sveglie alle 6 per raggiungere la grande Milano col furgoncino scassato, pranzi di formaggio e vino nell’orto, ascolti del bosco.
Gli anziani leggono aggiustandosi le parole su una monotonia infantile che nasconde le virgole e i punti in un rosario sgranato solo nelle loro menti.
Quando mia nonna
s’è messa raccontarsi sulla sedia
per la prima volta Gambadilegno
ed alla fine s’è asciugata le ciglia
mi veniva da farle una carezza
e sussurrarle: guarda che
si ride anche.