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Angelo può essere un messaggio da riciclaggio.
Staccando il numerino in coda per il paradiso il suo ruolo è quello di darti un passaggio, dai andiamo ti accompagno.
Ed essendo luccicato con le ali allo sbaraglio capita come ovvio che il vento da lui agitato colga in fallo di stupore, amore e abbaglio quelli in attesa uno dietro a un altro in questo d’altromondo pulsante viaggio.
Sto a star di fuoriluogo sopralenuvole come diavolo di realtà ad osservar d’obiettivo altrui la situazione.
Ad ogni anticipato fiocco uscito dallo sbatter di quelle piume, pur sapendolo effimero, mi sciolgo.
Non è il mio posto: far il finto beato in mezzo al loro tirarsi matto.
Non è facile da gestirsi dal fuori del gran ballo, figurarsi il loro esser preso in pieno nella danza.
Ma ho un amico perso da riprendermi là dentro, per questo attendo e vi condivido lo scazzeggio.
Ah, ecco vi racconto questo mentre son qui che aspetto, così si passa un po’ il tempo: io non sono fisionomista.
Non per sbadataggine, ma se qualcuno sapesse mi dica: sarà una malattia?
Io mi scordo le facce della gente da bene che incontro.
Se mai passassi davanti al tuo presentarti nei miei confronti sappi che se la volta dopo mi ristringi di abbracci può darsi o capitarsi che io rimanga per un istante interdetto sulla soglia del tuo viso.
Poi ti ricostruisco, ma quel mezzo secondo fottuto mi sgama facendo cascare il trucco.
Ed è veramente brutto.
Come se mi dessero botta da schianto sul cervelletto proprio nel momento stesso in cui riappari.
Stonk.
Intendiamoci non è sempre negativo: i brutti ricordi se ne vanno con chi me li ha lasciati, tatuaggi endovena a parte.
Almeno lo scordarsi in certi casi anestetizza.
Distruggendomi mi rimodello su altra scala per dimenticanza.
Ma il più delle volte ci rimango macerato.
Sappilo: nel caso mi reincontrassi ti prevenisco dai miei invasi.
Dico per dire, mentre si dipana la fila fondente contorta in attesa.
Per il resto sto ancora in finta quiete: loro son sempre in coda e io sempre qui d’un rosso infuocato splendore pronto al pizzico da dare all’aspettato come d’amaro dolore quando mi verrà incontro mentre quell’angelo puro balugo continuerà a sventagliare sorrisi sterminandoli uno a uno.
Davvero.
Ecco il mio amico.
Com’è andata, gli dico.
Non parla. Annaspa.
Affoga dal dentro.
Presentimento.
Davvero.