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Vinti inutilmente, sfrattati dalla sfera
trasparivano calcerogeni in coppia
senza perder il vitreo pensiero
di una memoria zuccherata
filata di traverso alla casa degli orrori.
Stavano ora da par loro circoscritti d’ atmosfera
in un parallelepipedo liquido non più contorno di boccia
ingenuamente più ampio terreno
del tondo monolocale da baracca lunatica
ma pur sempre prigionieri e mai attori.
Eppur sa da ammetter controvoglia
che per quanto ristretto
l’universo a matrioska
ci riguarda tutti dentro.
Non si sfugge è la legge
stravolgere il contesto
a volte serve a niente
e non ti fa esser che te stesso.
E’ sera torno a loro
Dio dei pesci scendo il cibo
dall’alto al basso verso il cloro
dosandone il respiro.
Come buono pasto un grazie
ma istintivo e sopravvivente
interpretato forse in altre branchie
mentre abbocca riverente.