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Questo ripieno di parole grosse straborda difronte al nulla e m’annausea.
Giro in tred attraverso un universo pisciante emozioni e sai che c’è mi dico c’è che di ritorno sono come in un fosso e soppresso dal troppo contarsu.
Poco prima del bottone della pancia se premo mi spremo umori liquidi di vacui inutili ritorni di circostanza.
Siamo umani osti, come sia che non lo sia? Gli sbalzi, i drammi, gli odi e gli ammori son cose di onde e circoli vuoti. Possibile che non si riesca a fare un rialzo oltre la coltre dell’appanno?
Andiamo, son puntievirgole che si mutano con un sorriso.
Con un sorriso.
Rimane la falce: tuttaltro è caro da spendersi.
Una sola corsa, un solo biglietto come partenza d’una scelta. Ma per favore basta discuter del tragitto mentre parte il resto.
Un taglio all’ascolto della perpetua, un inno a chi sbatte la polvere dal suo bel vestito di corpo.
Fuori dall’osso, fuori l’asso: per un’almeno prima volta sporgetevi dal carico e buttatevi nel prato.
Rotolandosi ci si sporca d’una terra folta per chiome immature al pensiero.
Puro ego.
Ma prego.
come souvenir del mio futuro