set 22, 2008 - Senza cicatrici No Comments
>
E mi si spegne l’amarcord.
Il rialzo più corposo e formoso degli ultimi anni se ne sta a marcire nel retrobottega del mio frigorifero. Senza riciclo nè aspettativa di vita pari ad un moscerino gode solo per quello che è, nell’istante, e mai per quello che avrebbe o potrebbe. A pensarci bene è quietante ed è proprio per questo motivo che m’ascende e m’aggredisce all’apertura dello sportello. Troppa vita uccide. Vagherò per tutto il resto del giorno ripensando a quel tanfo. Lo decido adesso mentre nel frattempo son già chino a sturare il cesso ed un effluvio di ritorno aggredisce il mio contorno. Ho come una voglia di ciliegia stampigliata a primo indizio d’enigma sulla guancia destra. La meticoloso di riflesso nello specchietto retrovisore mentre sono parallelo in guida alla litorale che costeggia una oscillazione d’onda in sol minore.
Bevo per ricordare e appena mi si accende una lampadina ci soffio sopra e mi si spegne l’a m’arcord in squaquaron.
Bevo per ricordare e appena mi si accende una lampadina ci soffio sopra e mi si spegne l’a m’arcord in squaquaron.