nov 15, 2008 - Senza cicatrici    No Comments

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Spostamento Compton.
Un bulbo più grosso della mia deambulazione mi avverte di doverti tenere stretta, rannicchiata come la brace attorno al fuoco che ha visto bruciare. I miei sogni si divertono a raccontarsi mentre lo scirocco ci miela di un salvarsi reciproco inadatto ai lontani. Toccandomi la pupilla ora sa di spillo, preallarme d’un buio che sento fra le pieghe delle rughe.
E mi guardo attorno solo per riconoscerti, per sentirti fra le mani, per non avvertire la mia assenza. Ogni volta è un asceta a cui pongo un bacio. M’imbarazzo all’inizio di questo nuovo ciclo da mezzano all’erta del nuovo millennio non considerando altro che questo sentimento eterno pulviscolo dell’universo. Ombra dentro il lume, appanno nella rugiada. Vestimi dal mio tremito col tuo fiato caldo e offendimi se non reagisco. Nel nulla vago per la fiamma che hai voluto mostrarmi sfidare i venti.

Mi sentite là fuori?
La strada dei giorni passa veloce
ed ho un ritorno sempre più breve
mentre m’indecido su quale senso debba orientarmi.
Vagando nel caso mi presenterò ad una costante.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.