Disteso sotto l’arco di un portone convesso.
Disteso sotto l’arco di un portone convesso
aveva l’aria di chi pensa a scatti
e stringeva in mano il resto di una vita a pezzi.
Lo svegliarono in ronda di coppia
dopo averlo spogliato anche dei sogni nascosti
rispose alle urla con un sorriso perdente
e si spolverò le scarpe in attesa del cammino.
Alzata la sua ombra che era quasi genuflesso
pensò bene di ringraziare i gendarmi
e mostrò il pugno alla ricerca dei ricordi dispersi.
Scambiando la pace con un segno di bisboccia
inveirono sul corpo da animi corrotti
tentò un ultimo riparo all’abuso di legge
ma guardò il cielo e non vide che un segnato destino.
Resta il cartone
che nascondeva un pensiero
che pregava il passante
di esser sincero.
Resta l’odore
che deviava il sentiero
che raccoglieva sonante
moneta dal clero.
Finita che fu l’opera
spolverarono gli stemmi, si alzarono il bavero
e rimisero i legni a contatto di altra carne
volgendo lo sguardo al mercato imminente.
Di li a poco popolata la piazza era un brusio
soffocata dalla notte ospite in ritirata
che alla chetichella sgattaiolava tra le bancarelle.
Non lasciarono che una pozza di sangue povera
senza nemmeno avere il tempo rapido
di restare a contemplare la loro opera d’arte.
Lo trovarono in mezzo al segrato, quasi impertinente
ad occupar lo spazio spettante al buon Dio
morto ad inizio di giornata
svenduto al mercato di un’ esistenza inconsistente.
Resta il cartone
che nascondeva un pensiero
che pregava il passante
di esser sincero.
Resta l’odore
che deviava il sentiero
che raccoglieva sonante
moneta dal clero.