mag 26, 2006 - Senza cicatrici No Comments
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Oboe e marmitte.
Questo rumore di periferia eterna non mi permette l’accondiscendere del sonno fra la mente ed il pongo con il quale oso modellarmi solitamente.
Non è possibile che mi scatti persino la scrittura mentre incedo fra i sassi di questo paciugo di stazione. E’ altamente a fior di pelle bruciare istantanee di pensiero e dover attendere lo sblocco per riuscire a non farfugliare quel che sarebbe dicono il tuo seme.
Mi verrebbe da ciucciare e cucinar ciliegie dal nulla più per cercare di rilassarmi anzichè dover attendere il passaggio di un me stesso latente dietro a questo sferraglio di paesaggio urbano e decadente.
Non è possibile che mi scatti persino la scrittura mentre incedo fra i sassi di questo paciugo di stazione. E’ altamente a fior di pelle bruciare istantanee di pensiero e dover attendere lo sblocco per riuscire a non farfugliare quel che sarebbe dicono il tuo seme.
Mi verrebbe da ciucciare e cucinar ciliegie dal nulla più per cercare di rilassarmi anzichè dover attendere il passaggio di un me stesso latente dietro a questo sferraglio di paesaggio urbano e decadente.
Oboe e marmitte,
muschi e promesse:
una salsa per vomiti a peso,
irriverente ai santi
e votiva agli equidistanti.
Le lastre dicono
che mi s’è smagnetizzato perenne il cervello,
che confondo la notte per Signora da passeggio,
che mi diletto vacuo da medicinale scaduto,
che la mia resistenza è destinata all’infrangersi sui pratici,
che s’ho visto uno spirito me lo son già bevuto,
e che ai romantici io alzo ancora i calici.
che mi s’è smagnetizzato perenne il cervello,
che confondo la notte per Signora da passeggio,
che mi diletto vacuo da medicinale scaduto,
che la mia resistenza è destinata all’infrangersi sui pratici,
che s’ho visto uno spirito me lo son già bevuto,
e che ai romantici io alzo ancora i calici.