set 30, 2006 - Senza cicatrici No Comments
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Sweet Lullaby.
Sgambare a passo di danza sulle pendici del tondo dev’essere qualcosa d’incompreso al fermo.
Lo è, ma era tanto per dire. Non c’è paga quando il vento ti accarezza, quando passi la testa al di là del vetro d’un treno, quando gli schizzi d’acqua t’imbronciano la faccia su un traghetto fra un punto e l’altro d’un non so dove.
Rimane l’essenza stessa del motivo d’un esistenza, concetto già espresso ma ristenderlo ad asciugare sopra i pixel non fa mai male. Andare per diventare, per cognizione dell’essere, per come diceva quello anatomizzarsi d’una irrequietezza da respiro.
Non si è fatti per stare sotto al tetto, siamo ben più alti.
Se abbiamo occhi ci sarà un orizzonte, se abbiamo naso ci sarà un fiore con un profumo che non conosciamo, se abbiamo gambe va di per se il dobbiamo che andiamo.
Nel frattempo continuo a rosicchiare il mio piano segreto: far scorta di boccette da inchiostro così che un giorno potrò barattarle attorno al mondo in cambio di sorrisi e d’una storia che rimanga fra la mia pelle ed il foglio.
Desto d’un sogno.