giu 11, 2008 - Senza cicatrici No Comments
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On/Off.
Mi appisolo di altri mentre stan cercando di vendermi sughi consumati di vite a birillo.
E si vantano, persino. Sbrodolando oltre il cortiletto in miopitura da regno ma tolta le lente non rimane neanche l’effetto. I grandi sono altri, i banali sempre contrari. Gli amici annaccquati sul serio anche se basterebbe il verbo per rendersi speciali. Loro sì che andrebbero premiati e non questo rotocalco unto da barbiere per pelati.
Mi si frustano i conteggi dei minuti tentando di scovare almeno un accento diverso ma incoccio sempre in chi si crede quello e chi si crede bello.
Resto affascinato per più di un secondo di troppo da questa ‘ü’, ad esempio.
Ci si potrebbe costruire un mondo gutturale e immenso.
Quasi quasi riapro i miei chakra e mi svendo. Tanto per rivedermi da vecchio nello splendore del gesto, confuso fra la folla del mattino al mercato del pesce mentre si tasta chi non ha più ne ha mai avuto veramente bisogno d’aria.