Celeste
sbircia poi esce:
l’attende un verde
da balzi e tende.
Canta ma cresce,
bacia le stelle
e quel che sente
non si compra
né si vende.
Canta ma cresce,
bacia le stelle
e quel che sente
non si compra
né si vende.
Battersi i battiti,
curarsi nelle rime,
abbandonarsi alla bellezza,
progettare nuvole distese,
modellarsi di crete senesi,
abbandonarsi agli arcobaleni,
soffiare bolle d’attesa leggera,
staccare folli biglietti tattici,
declinare cene vestite di seta,
viaggiare scartando la meta,
scambiarsi lacrime tatuate,
brindare a lettere lontane,
soffiare e stringersi,
intrecciarsi e scoprirsi,
ascoltarsi muti rinascere.
Un bicchiere di mare,
due soldi di pelle scalza,
tre parole sussurrate all’alba.
Balliamo mentre mi ricordo
dove ride di casa il tuo volto:
‘resta’ fino alla fine del mondo.
In punta di piedi
tra tegole e gatti
distesi al cielo
si conta lentiggini
unendo punte
di stelle e nasi.
Caracollante d’identico sguardo,
sbadato, attinente al dono,
frugante nei sogni, albero in moto,
delicato d’attenzione disperso,
seme e biglietto d’andata,
oltre il mio domani e il tuo ieri,
misteriosamente leggero
ti tengo e lascio in volo
che tanto di panorama ce n’è,
di vuoti d’aria hai voglia
e cadute a prenderti son qui
per sbrattarti, dipingerti,
abbracciarti per lasciarti andare
cuore del pane, dente di leone
e questo è il fiore.
Fusi allerta di braccia tese
tralicci allineati attenti
scossi ai sussurri dei venti
impazienti nel dispiegar le vele.
Turbini senza voce e conguagli
imbucati arroganti rendendoti dubbi
spettatori assenti con sguardi putti
docili ammaestratori di sbagli.