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ott 9, 2015 - Polaroid    Dicevi?

Marinaio d’altura

Funambolico ondeggio
sui lacci dei comignoli
sbraitando senza contegno
quattro lagne inneggianti
ai rivoli pesati
sui fianchi di nubi coese
al baluardo di evaporati contegni.

Senza realtà
mi arredo le idee senza soffi
che tolgon l’aria ai sogni
ed al calore negli occhi.

Escludendo tensioni retrattive
fra rovesci di cieli
che di secondi sprechi
ormai ne ho grappoli da vendemmiare
da racconti buoni per le rughe
oltre l’orlo delle gerle
vago alzando ogni masso
per soffiare quel nascondiglio
sotto al periglio del mare.

lug 1, 2015 - Polaroid    Dicevi?

Non c’è rimedio

Gira che ti rigira
è un attimo l’India
polvere e andare
verso il panorama
con i battiti alti
e la corsa lunga
la Luna intanto ti chiede permesso
una farfalla mi sorpassa
e la voglia di stringer mani
anestetizzato, beato
colmato d’allegria e stelle
lontano è un bel nome da pronunciare.

pilota

Addosso la voglia del capire
del come mai chi sei dove vai
sotto gli acquazzoni
sopra i cassoni dei camion
dentro gli occhi al Tagelmust
sopra il petto poggiato al kente
tra un sms chilometrico d’affetto
e labbra tradotte in viaggio
soffio e mi prendo altro vento
non c’è rimedio,
non c’è rimedio,
non
c’è
rimedio.

giu 8, 2015 - Polaroid    Dicevi?

Restituire le stelle al cielo

Gingilli aristocratici
tra i plumbei ansiosi turbamenti
atei di monete addolcite:
scricchiolii di lineamenti spenti,
pelle superflua in saldo d’attesa
e spesso, troppo,
calori notturni madidi
e per nulla sazi di spazi.

Fessure ormai
chiamo il coordinamento di pupille rinchiuse,
volenti del sarebbe stato bello se fosse e invece:
si dice che il domani avanti rialzi con le spalle
ma questo altro giro son disteso e poco attento.

Diciamo che ho portato,
ho speso fiero il mento,
ho cambiato me e il mio credo
e ho appeso
perchè bisogna non arrivarci per squalifica:
ora sant’uomo che vuoi
o che mi strappi dalla mia rivolta in maschera
e perchè m’hai tenuto
come un clichè che hai già tradito.

metallo

Prestami un motivo,
magari al resto d’osteria
o sazio di quel che di spirito
ancora ti spinge altrove,
inseguendo una maturità peggiore:
sbilenco mi sorreggo di rabbia
e non mi oriento tra le scuse
e quel che ho già dato
ma rispetto il tirar tardi
e il buon gusto del mattino.

Non mi chiamo più per capoversi,
non sfido più la nebbia,
non sento il bisogno
d’esser ladro di me stesso.

Sancho andiamo a guadare ancora il fato,
ma non punzecchiare
e accarezza il mio cavallo:
lontano mi pare ancora un buon compagno
oltre il naso di un castello
esser questo del fu dirsi me stesso
alla lunga non conviene
ma è quel che valgo,
è quel che m’appartiene
o che posso giocarmi al metro
senza altro che corteggiar la salita lieve
e restituire le stelle al cielo.

mar 30, 2015 - Polaroid    Dicevi?

Timba

S’assorda il fregore dell’onda
l’andirivieni dura un secolo d’istante
perchè al volo non si respira
mentre la giostra si rincorre
il palloncino vola ridendo
oltre la retta non ci appartiene
e Saturno si soffia via la polvere.

Ballando, programmo e canto
il mio prossimo mestiere del niente
perchè al fondo siam solo particelle
od olio che graticola impercettibile
in cerca di bruchi con grandi orecchie
e nel mio nascosto di simpatie congenite
del mio resto son bucate le scarpe al parto.

gen 17, 2015 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

E’ cresciuto, è tornato, se n’è andato.

Nu poco più per piacere
io già lo so
stanno raccontando le cose
tu nun me po’ capi’.

Ciabatte appoggiate lente
affamate di ringhiere scrostate
sale che adora il mare
arrabattandosi l’ingegno
mentre fuori tramonta.

Ciotoli annaffiati, scogli spogliati,
la neve buona per una cartolina,
le vocianti e i cani sciolti,
nuove nuvole sollazzano l’hotel.

Sferraglia intra i vicoli
sfugge la pietra arsa
ascolta il racconto dell’acqua
che non fa per nulla rumore
ride senza un tempo di ritorno
e riflette quel tuo bagliore.

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