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gen 15, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Lettere al direttore.

Direttore
qui non si han più parole:
la moquette scioglie il tanfo
gli scarafaggi s’alzano a festa
l’acqua calda pare un miraggio
e il telefono squilla muto.

A saperlo
sembra d’essere in guerra
altro che Natale sparato
o presepe, Cannavaro
e tutte sti signuri ‘ncruvattate.

Non piglia o satellite
invece di preghiere
m’arricchisco di neomelodie
con video da star di quartiere
come i santi d’un tempo:
ora e sempre sul banchetto d’altare
ci venerano la commedia.

La rabbia discenda
come neve d’acqua fresca
ad imbiancare la munnezza
inchiostro s’esponga
d’una rima amara
prima della tonnara.

Direttore esimio,
luminare della tariffa speciale
che s’ha da fare:
qui si preferisce incendiarsi
d’andante con brio
e piuttosto che impararsi nuotare
s’ama sporcarsi nel farsi
sistematicamente affogare.

D’immutato aspetto
con immerso fetore
la saluto perso
e l’ascolto ghignare.

gen 6, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Voltàti.

E ruotava
i suoi seni
verso un ritorno
da un monte etereo.

E fingeva
di esser sorpresa
quando l’amavi
con estraneità.

E s’allungava
di riviste oscene
per uncinetti
e molle molli.

E avanzava
come l’inverno
fredda d’aspetto
e lucente nel taglio.

E godeva
mio dio godeva
nel farsi modella
per ovvietà.

E sapeva
di acqua di mare
come la neve
che sbaglia stagione.

E pretendeva
come si prega
senza scelta
nè dignità.

E piangeva
come le attrici
di fotoromanzi
in lacrime mute.

dic 21, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Insieme diciamo.
Xmas Carol.

Santo il signore
con tutte le sue forme
santo è il di Lui maglione
che tanto Egli non ha freddo
e quando lo piglio in giro
sorride
con Spirito da pigmalione.

Santo il mio deretano
salvato da tanta presunzione
lodato sia il suo nome
come avvento d’un destino migliore.

Osanna al mio amico Osvaldo
strambo e con l’occhio casto
fino al limitare del bosco
dove si perde tra bestie e feste.

Alleluja al custode del castello
sempre al limite dell’opulenza
si diverte come chiavista costretto
a serrare tanto odio oltre parvenza.

Gloria in eterno ai fannulloni
sia un editto custodirli cautelari
agli arresti dagli eventi mondani
lontano dai pericoli volontari.

Santo il signore
con tutte le sue forme
santo è il di Lui maglione
che tanto Egli non ha freddo
e quando lo piglio in giro
sorride
con Spirito da pigmalione.

dic 4, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Fallo da tergo.
Si bello dai fai la faccia felice così dai sembri proprio uno che se la gode adesso spalmati che va tutto bene quasi da mandare a puttane. Mi hai lasciato autistico sopra questo sgabello mentre tutti gli altri pazienti li hai presi col resto dei calci e adesso ti incazzi se dopo un quarto d’ora ancora faccio me stesso.
Dovevi venirmi incontro dovevo lasciare il mio mondo ma non era questa l’istruzione che mi avevi impartito lasciasti un biglietto con scritto fai questo ed io altro non ho fatto che attendermi. Inutile l’urlato del richiamo io mi son messo costante e affamato.
Ahi.
Mi sbrano con gusto e ritegno questo mio corpo di niente e di speme. Sottofondo mariachi allo show odierno radiofonico.
Ahi.
Mi fingo coccodrillo. Apro le fauci e sorpresa sbadiglio. A che ora c’è la partita? Su che canale la fanno? Chi gioca? Si bello dai fai la faccia felice così dai sembri proprio uno che se la gode adesso. Sbadiglio. Dovevi venirmi incontro dovevi.
Voglio un po di tè ed anche un po’ di me. Ci metto dello zucchero alla canna del gas e quando scappo dal cappio m’angustio con gusto un truzzo di tatuaggio con su scritto: ‘ ‘.
Ahi.
La mia linea della vita è fuoriforma. Deciso che ballo per evitare la genuflessione ai detentori dei ghigni sapienti. A Orlando c’era un vecchietto che suonava un pezzo di lavatrice da far piangere. Quando gli ho lasciato i miei spiccioli lui ha improvvisato un sorriso sdentato. Voglio i suoi denti passati. Ed un colletto alto d’una camicia a fiori solo per darmi un vanto.
Ahi.
Il mio gatto è distratto.
Se lo chiamo abbaia.
nov 24, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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25.

Qui
ci sarebbe d’ aver scritto ricami su nuvole,
oggi.
Mi sarei ‘spresso in decantate quartine dispese fra il cielo, la vita ed il Blu.
Avrei sperticato i ramoscelli dei ventricoli con agrumi melograni da far sorridere il tuo cuore e mi sarei messo in piedistallo ad attendere il raccolto per la ragiuda del pianto.
Poi invece è stato uno stridore dopo lo sbadiglio modellato in alchimie femmine e volontà elastiche fra l’egoismo e la possessione dell’amore che lo trasforma nel male suo Peggiore.
Perciò ho spugnato la mano e rimosso il manifesto dalla sua colla alla mia pelle.
Non sarebbe servito a niente, tranne che a rivestirti d’una seta infantile e fastidiosa.
Ho soffiato sopra le lettere perchè altro non erano che combinazione accatastata di un luogo comune lontano da un messaggio che sarebbe arrivato come vanità d’un dislivello ansioso di lustro.
Ho svuotato un vuoto paravento per assetare di sabbia diversa il tuo deserto.

Mi son seduto
ed ho accolto il vento.

Il dialogo m’è stato drappo per questo nuovo mantello, primo tassello d’un mosaico diverso.
Il resto è stato costellato da esplosioni lontante percebili solo dalle lucciole che precedono il boato.
Ho riattaccato le costellazioni sul lago immergendomi fino al fondo del nostro insieme.

Ho urlato a gran voce il tuo nome fra le bolle di sapone.
Ti ho cercato distante per farmi vedere lontano e sporgerti dal tuo naso per affrontare il freddo del cammino per la conquista del tepore d’un bacio.

Mi son seduto
e t’ aspetto col vento.

Sarà un arrivo diverso, come tutti gli ultimi punti d’un passato. Avrà fogli da riempire con ideogrammi kanji custodi d’un mondo e mani inchiostrate di nuove vite.
Avrà la passione di un paso doble assetato e la gioia dell’intero creato: sarà, come ora e adesso, un buon compleanno a cui solo tu e solo tu potrai darne il senso.

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