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25.
Qui
ci sarebbe d’ aver scritto ricami su nuvole,
oggi.
Mi sarei ‘spresso in decantate quartine dispese fra il cielo, la vita ed il Blu.
Avrei sperticato i ramoscelli dei ventricoli con agrumi melograni da far sorridere il tuo cuore e mi sarei messo in piedistallo ad attendere il raccolto per la ragiuda del pianto.
Poi invece è stato uno stridore dopo lo sbadiglio modellato in alchimie femmine e volontà elastiche fra l’egoismo e la possessione dell’amore che lo trasforma nel male suo Peggiore.
Perciò ho spugnato la mano e rimosso il manifesto dalla sua colla alla mia pelle.
Non sarebbe servito a niente, tranne che a rivestirti d’una seta infantile e fastidiosa.
Ho soffiato sopra le lettere perchè altro non erano che combinazione accatastata di un luogo comune lontano da un messaggio che sarebbe arrivato come vanità d’un dislivello ansioso di lustro.
Ho svuotato un vuoto paravento per assetare di sabbia diversa il tuo deserto.
Mi son seduto
ed ho accolto il vento.
Il dialogo m’è stato drappo per questo nuovo mantello, primo tassello d’un mosaico diverso.
Il resto è stato costellato da esplosioni lontante percebili solo dalle lucciole che precedono il boato.
Ho riattaccato le costellazioni sul lago immergendomi fino al fondo del nostro insieme.
Ho urlato a gran voce il tuo nome fra le bolle di sapone.
Ti ho cercato distante per farmi vedere lontano e sporgerti dal tuo naso per affrontare il freddo del cammino per la conquista del tepore d’un bacio.
Mi son seduto
e t’ aspetto col vento.
Sarà un arrivo diverso, come tutti gli ultimi punti d’un passato. Avrà fogli da riempire con ideogrammi kanji custodi d’un mondo e mani inchiostrate di nuove vite.
Avrà la passione di un paso doble assetato e la gioia dell’intero creato: sarà, come ora e adesso, un buon compleanno a cui solo tu e solo tu potrai darne il senso.