Browsing "Senza cicatrici"
nov 6, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

kathak.

Ogni promessa è un debito,
ogni debito ha un movente,
ogni movente ha un alibi,
ogni alibi è un ombra,
ogni ombra ha la sua luce,
ogni luce ha la sua fonte,
ogni fonte è una sorgente,
ogni sorgente ha un desiderio,
ogni desiderio ha la sua fiamma,
ogni fiamma è una promessa,
ogni promessa è una fiamma,
ogni fiamma ha il suo desiderio,
ogni desiderio ha una sorgente,
ogni sorgente è una fonte,
ogni fonte ha la sua luce,
ogni luce ha la sua ombra,
ogni ombra è un alibi,
ogni alibi ha un movente,
ogni movente ha un debito,
ogni debito è una promessa.
ott 25, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Está saliendo l’autobús a Salina Cruz!
Mosca bastarda mi ronza la zozza l’afferro in un gesto privo d’affetto e le rendo grazia sognando una tanica di benza sciatta affinchè s’immoli a dovere come estinzione delle mie pene più severe verso un limbo senza ronzio senza nemmeno l’ombra di una scia o di un battito cazzuto verso la punta del mio naso irsuto e si plachi questo intrinseco movimento di scaccio che non serve ad altro oltre a rendermi schiaffeggi in piena faccia smunta del grasso di occhiaie stanche di una lotta impari stravolta dalla differenza fra un essere senziente e basta ed una tosta stronza mosca bastarda.

Ronza e brontola fuori dalla finestra se ne va dopo un girotondo grasso e scaltro prendendosi beffa la troia della mia rabbia per niente disciolta esce scaltra sfiorando il vetro in cerca sicuro di una cacca fresca dove porre le zampe ed apporre il suo segno marchiando il territorio materiale come se avesse campato cento anni a Natale di sicuro poi torna la bettola quando meno uno se lo aspetta mentre sto coricato di sonno fra il cuscino e il divano lei quella di certo sghignazza all’unico pensiero insetto di farmi usmare la sua puzza di conquista esterna sullo spazio della tempia dove in gioventù mi proteggeva il capello ed ora c’è solo deserto perchè di certo ha scelto quel vuoto per irridermi ancor più la stronza che ronza.

Ma fingevo
d’esser sonno.
Peccato:
t’ho accoppato.
ott 20, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Tricolore.

Plastik and China Crystal ball
sotto gli sguardi fugaci d’eterno.
Che cosa sta facendo,
che cosa sta facendo,
mentre scappava via commosso?

Gelatine e bandiere di tonno
mo che famo
famo che vandalo
però bella
pare ‘n macello.

Tanto non verrà tolto il velo
resterà gesso e cartone
animati in piazza
come tintinnii d’un popolo
elemosinato in monetine ricordo.


Oddio c’ha fatto
che st’affare?

Brulicando s’impara
quel che fugace sarà
buona pace condanannare.

Tanto non s’alza
questa bandiera tristezza
intrisa nell’apatia
incredula a cascata.

Che è successo
che cazzo han versato?

Sarà liquido papavero
o smalto per attracco
c’hai dipinto un mmm
di chi muore risveglio.

Cotto,
ombra d’un sorso,
taglio al marmo,
sfregio al clero di cloro,
curia per sarte,
ballo senza mutande:
dai qui,
che si brinda,
sgozzati di vita.

ott 11, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Hillibilly.

Questo ripieno di parole grosse straborda difronte al nulla e m’annausea.
Giro in tred attraverso un universo pisciante emozioni e sai che c’è mi dico c’è che di ritorno sono come in un fosso e soppresso dal troppo contarsu.
Poco prima del bottone della pancia se premo mi spremo umori liquidi di vacui inutili ritorni di circostanza.
Siamo umani osti, come sia che non lo sia? Gli sbalzi, i drammi, gli odi e gli ammori son cose di onde e circoli vuoti. Possibile che non si riesca a fare un rialzo oltre la coltre dell’appanno?
Andiamo, son puntievirgole che si mutano con un sorriso.
Con un sorriso.
Rimane la falce: tuttaltro è caro da spendersi.
Una sola corsa, un solo biglietto come partenza d’una scelta. Ma per favore basta discuter del tragitto mentre parte il resto.
Un taglio all’ascolto della perpetua, un inno a chi sbatte la polvere dal suo bel vestito di corpo.
Fuori dall’osso, fuori l’asso: per un’almeno prima volta sporgetevi dal carico e buttatevi nel prato.
Rotolandosi ci si sporca d’una terra folta per chiome immature al pensiero.
Puro ego.
Ma prego.

Esplora la tua caverna,
fino al nuovo mondo,
fino al nuovo padre,
fino a quando non avrai lucciole a maggio.
Prenditi il rischio del fra me e te:
vediamo se sei in grado di attraversare il guado.
Benzina sul fuoco degli amici
e una banda dietro lo striscione del traguardo.
Prenditi una tua foto
come souvenir del mio futuro:
esplora la tua caverna
fino alla luce della stella,
fino a dove potrai chiamarla veglia.
La terra di Zuma,
fra le onde e le lacrime
mi fa espandere.
E’ l’ora delle viole al sangue
e dei dessert al sale:
senza governi o bande armate.
Questo è dove sei,
dove potrai e mai tornerai.
Prenditi una tua foto
come souvenir del mio futuro
ma prima chiedi il permesso,
ch’esso è permaloso
di se stesso.
set 28, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Pozzanghere.

Guardati a lato dal destro e dal sinistro. Furtivo. Osserva la grana, resta di soppiatto.
Non farti accorgere e se ti sgamano sguscia via veloce. Ho detto veloce.
Muffa è quel che sta nel vicolo, unta fra le gocce della scala antincendio. Ed ha lo stesso sapore di queste gocce venute dal cielo ed ora scassate perchè non sei altro che il loro impedimento al terreno.
Poi s’apre il cielo e ne s’alza giù un bagliore che nulla più si muove: son gioie che non ti meriti e per questo non ti aspetti.
Doremifasolla si ripete di ridondanza come una incongruenza scalza di sottofondo al panorama e qualcosa stride come una ruga riflessa su una foto lucida ed invecchiata.
Alzando il bavero del cappotto e sfiori le orecchie per sentire se ci si sente ancora oltre il freddo ma rimani per un momento incerto sul tuo gesto come muto in una sala d’aspetto con voci all’asta per finali lieti.
Gridano i bambini in lontananza sbattendo sull’asfalto i loro capricci sacrosanti e persino dove sei ti arriva la melma del lamento tant’è che non sopporti più nemmeno la granella sotto le suole delle tue scarpe. Ti par siano troppo racchie per aderire ad una gravità oltre la legge universale che regola i tuoi spostamenti da clandestino rapace.
Ora è certo: t’inseguono e non smetteranno fino a quando non avrai ammesso a te stesso la bellezza della fuga e del suo implicito amplesso.
Mai fermarsi come unica valvola dell’andare, mai nutrirsi se non si sa di cosa puoi essere pasto.
Là in fondo c’è un barbiere: vatti a tagliare.
Pagine:«1...27282930313233...83»