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mag 3, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Bueno.
Temperature in aumento nel saliscendi del fondo interessi.
V’è un voto che toglie il veto a questo mio credo
dato dal fato e da amici sinceri non per caso.
Ho in testa questa specie di festa
dove l’inchiostro sarà una bevanda dal contesto di fiera
e l’attrazione un abbraccio forte che andrà dal risveglio alla sera.
Futuro anteriore del ritrovarsi: approdo d’una ripartenza in sol.
Sgorgo d’un sentimento denso d’ukelele e voci di sirene.
Un po’ come rimettersi fra le orecchie le cuffie e dare un play ai sogni
ma con una musica di carta e porti.
Vamos al tango.
apr 26, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Ouverture.
Scricchiolii e accordi di piano.
Silenzio grida il bambino a scuoter stomaci ripieni di vino.
Tutto tace all’ascolto: pure il grillo smette l’amor cortese al di là del melograno.
Il primo tasto modella un’alchimia di giorni a venire
come premonizione d’una promessa disdetta ad una mela acerba.
Malinconia a distanza suscitata da una danza d’accordi
che a chiuder gli occhi li immagineresti intenti a raccogliere gioie e firmamenti.
Ondeggiando il collo vien come su un tratteggio d’un arco concavo
verso due punti armoniosi e distanti
che fanno di te un ascoltatore
per un’eccezione mignon dove nascosto è il liquore migliore.
Maggio è un mese che adoro per primo.
Dove il profumo non ha ancora coscienza
e l’abbandono è come una nave pronta al porto
che aspetta la nuova via del ritorno.
apr 11, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Animo madido.

In teoria di tettonica a placche quel paio che sfrigola poi incendia è per tornare a rilassarsi ma sempre e mai per distanziarsi nelle parti.
Anzi, comune denominatore dei contendenti è dal mezzo divenire impossibile intero: per questo non ci si allontana ma si continua a premere le protuberanza.
Di volta in volta dalla faccia alle spalle son scapole contro scapole: freddi orizzonti inversi e caldi intrecci di polpacci uterini.
Dogmi dalle movenze angeliche antropoformizzano l’esistenza con massime umane e gaie: ha ragione il dialetto ostregheta che ipotizza un’esistenza plasmata per visi divini ma dall’ insert coin all’ultimo livello del gioco non è esattamente una passeggiata de salute.
Raccogliersi i vuoti a rendere delle proprie spremute zero positive e non curarsi degli innaffi esasperanti.
Qualcun cosa germoglierà a distanza di un tempo talmente infinito che non appena accadrà la dimenticanza annullerà la transumanza foraggiata dai morsi di labbra.
mar 27, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Il pub galleggiante.

L’anima in nuvola senza nemmeno un sussurro meriterebbe arterie d’oro per come riesce ad inchiostrare i pixel del suo sentimento più grande. Il suo lavoro è certosino, meticoloso e sorprendente: togliere il fiato passando dagli occhi. Oltrepassa la tua retina senza che quella sia riuscita a trattenere nemmeno una briciola della chiamata gioia. Ha un nome che gli sta stretto a tal punto d’allungarlo con una doppia O di meraviglia. Sorride da inarcare l’orizzonte e quando ti guarda ebbene guarda altrove.

Ormai le gambe hanno l’anda delle spalle e mi ondeggiano su questo pavimento galleggiante come esca fra il cielo e il mare. Raggiungo facilmente questo pub ormeggiato da esperto cliente e naturale confidente. Lucy mi aspetta ogni volta con una smorfia diversa: a seconda del sudore che le porto prepara le dosi di alcool nascosto. Stasera le appoggio sul banco trucioli e schegge.

E’ stato un buon giorno, pensa e non traspare.
Sì, le faccio intuire.
Versa nel bicchiere liquido invecchiato più delle mie rughe e già sorride per quanto si immagina io abbia creato.
Una bambola, le mimo con le braccia a culla.
Lei si sospende un po’ a mezz’aria per cercare i suoi trent’anni fa. Poi torna a lavare i bicchieri mostrandomi le spalle nude come ieri.

Tremati le mani di quel che non hai, scusami la vescica affinchè possa essere nettare delle tue insicurezze. Trovami la scusa adatta al martello: tremano le mani tremano le gambe tremano e schiumano di una rabbia possente.
Possibile che non capisca più niente?
Cominciare a ripostigliare dopo essere cura del tuo male.
Se devo essere spugna che assorbe io mi getto in pasto ai pescecani.
Fai otto respiri mentre appendi il bacio al chiodo, fai otto respiri che altrimenti vai a fuoco.
Fai otto respiri che ti brucio le fiamme fai otto respiri altrimenti non capirai mai d’aver perso i capelli in battaglia.
Ho le mani che tremano ed il mio collo tracima d’impulso un picchio spurgato che picchia.
Ho le mani che vorrebbero mentre qualcuno batte la scopa sul pavimento: è tardi ormai, è scesa la notte, e resta un’orologeria questo post per verruche e piattole.
Ti metto via per espanderti al sole dell’estate,
Sarò asciutto.
Sarà diverso.
Sarà tutto diverso.
Adesso mi appendo e attendo.
Tra poco squillerà un campanello.
mar 8, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Cuffie di plastica.

Perchè poi
i mandorli in fiore.
E le vie dal sapore d’acqua
con le viole fra la corsa e l’ipod.

Sfiorandomi se n’è andata oltre
già prima che il suo profumo
invadesse la fantasia.

Il rintocco del banjo
è una pregusta di sfida:
se l’archetto controbatte
il discorso si fa interessante.

Per toccare il cielo con un dito
servono gambe molto alte:
calcolandone l’ipotenusa
significa portarsi
d’un orizzontale ben distante.

Stanze latte
imbevute da microrganismi
esponenzialmente umani:
bonificatemi la forza
per il vostro domani.
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