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feb 28, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Amico.
Mai di cose s’accosta il verbo dovuto,
tranne alle parole.
Ascoltavo diminuirmi i battiti fra le note accolte d’improvviso e le gocce sotto agli occhi.
Rasai a zero i grazie ed i prego tempo fa, quando un angelo mi malformò di rosso il viso.
Da allora giurai a me stesso un raro utilizzo del coniglio dentro al cappello.
Ora la parentesi si fa perifrasi per un uomo che per ragioni assai diverse ha ricamato un respiro più ampio a quest’essere Sghembo.

La grandezza va ad un maiuscolo che sostituisce il tono minore da amico ad Amico.
Molti di voi passanti su questo prato a guardare il cielo si saranno accorti che qui sul lato destro si avvisa del Pallone perso.
Pochi se ne ricorderanno ma gli albori dell’elemento sono tali perchè prima del pertugio l’emozione era etere in onda a forma di cuffia, micorofono ed una luce soffusa fra due persone che hanno condiviso gran parte della bellezza della vita.

Ogni volta che avevo da dirgli un grazie mi facevo più silenzioso del solito, preparavo il cd,
abbassavo lo sfumino, raccontavo chissà quale assurda storia.
Lui teneva botta, ed ogni occasione era più che un sorriso un sorso di vita.
Premevo play, alzavo il volume a 8 e per tutto il paese Francesco allargava le braccia e cantava il suo congiungere le mani per l’immensità del mio Amico.
Qualcuno già dormiva, qualcuno lo si cullava, qualche coppia fermava l’auto sul ciglio della stradina e si baciava o si teneva stretta stretta cominciando ad amarsi.
Ed era un bel modo per accarezzarlo di un grazie.

Ora Nino sta per diventare padre.
Padre.

Play.
‘…Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di Pallone,
e terra e polvere che tira vento
e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo…’
feb 23, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Salute è il miglior complimento.

Che puoi farci?
Sorridi, anche al miglior offerte d’offesa.
Inspiri la nebbia, spanni la sua rabbia, trasformi in concime la nuvola sparsa.
Non è un male tuo, non te ne accorgi. Te lo porti a spasso come mezza canna d’un fucile di carta.
Perchè farla mia questa dichiarazione d’invasione di tendini?
No grazie, che puoi farci?
Sorridi e ramazzi accordi per altri canti.
Stamattina un fulmine all’estremo d’una scala di violino ma reso quasi cieco dall’emozione.
Non pensavo fosse possibile una purezza così forgiata in melodia.
Tale è stata la quiete che mi son per forza di cose sostato ad ascoltare le note.
Era una vibrazione che a spiegarla vi dovrei far stringere la giugulare che va dritta al petto.
Un medico chirurgo mi ha detto che in fondo siamo tutti uguali: gli uomini che si sono affidati al suo bisturi, sospirava, hanno riso e pianto in un’unica sinfonia indipendentemente dal danno.
Poi ha tirato fuori dei grossi libri e mi ha fatto passare sul viso tutta la sua vita, dal fronte russo al policlinico romano devastato.
Che vuoi farci?
Sorridevamo, mentre guardava lucido oltre le foto.
feb 16, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Spettabile Lassù S.p.a.
Signor Dio,
mi scuso fin d’ora per le eventuali inesattezze.
Volevo chiederle, ecco, se fosse possibile, innanzitutto… tutto bene?
Nel senso, che aria tira lassù?
La sua Signora, il su’ figliolo, lo Spirito? ‘Utto bene?
Ah che poi prima mi son perso di nuovo nei sentieri qui dietro: le confermo che si sentiva proprio un bel profumo di erbetta fresca che si vedeva che lei ha fatto proprio le cose per benino, che i prati ci han proprio la forma dei prati e le siepi son proprio venute su a forma di siepi perciò.
Comunque, era per dirle che ha fatto proprio un bel lavoro e che quando ci si mette di impegno le cose le vengono proprio bene, mio Sommo.
Perciò, e vengo al dunque, io volevo chiederle come se fosse possibile che ogni tanto lei faccia succedere quel che fa succedere.
Vedo di spiegarmi meglio, che di solito mi dicono che emetto suoni contorto, ma siccome è necessario che arrivi il messaggio, mi sciolgo.
Capisco che anche lei magari non è “perfetto perfetto” e che magari ci ha anche qualche vizio nascosto tipo il gioco di azzardo umano ma questo non giustifica il fatto che ci son quei giorni in cui lei si ostini a puntare sempre sullo stesso bersaglio.
Che nello specifico non sarei io medesimo ma diciamo che non è che ci vada lontano quando si mette a combinarne una delle sue.
Tutto questo non vorrei che lei, altissimo, lo prendesse mica per una critica: è che essendo a volte partecipe di cose non tanto piacevoli volevo che solo farle presente.
Insomma, mi scuso se l’ho tirata tanto per le lunghe ma è che avrei una richiesta se possibile che vado ad esporle: ha presente quei 350 chilometri di arretrato di qualche hanno fa che ho messo sotto ai piedi?
Quelli iberici, dai su. Ma mi van bene anche quelli d’altro continente. Bravo, proprio quelli. Ecco, mi son sempre chiesto il perchè ne avessi fatto una scorta di tutta quella polvere e se si ricorda anche lei ogni tanto veniva in visita la notte a chiedermi che senso dovevo dare a quello che avevo fatto.
Ecco, non è che non le avevo risposto fin d’ora perchè mi stava sulle balle, anzi me ne dispiaccio se le ho dato questa impressione ma la verità vera era che proprio io un motivo non ce lo avevo.
Ecco, se posso, ora m’è venuto chiaro il perchè ed il percome!
Perciò sono a richiederle in forma scritta quanto segue: io qui presente Sghembo vorrei scambiare i 350 e passa chilometri messi sotto le suole con un polpaccio nuovo e qualche scancellazione varia di esseri piccoli piccoli che rompono assai le balle fra le narici e gli alveoli dove di solito c’è il miele buono.
Come dice?
No, non sono mica miei. Son piccole cose per un’altra persona.
Sono consapevole che ognuno dovrebbe farsi i chilometri per se, ma anche lei è un giocatore e mi insegna che le regole ogni tanto possono essere infrante con la complicità del banco.
Se fosse possibile azzarderei anche una postilla, visto che si dice in giro che in fondo lei sia buono.
Nel senso che ci fosse da dare qualcosa in aggiunta io le cedo la mia massima disponibilità ma ci sarebbe anche qualche girino da far diventare rana almeno una volta.
Tutto qui, il resto vedo di sbrigarmelo io che dovrei più o meno ramparci fuori con quello che lei chiama Amore e che il Blu che ho accanto ogni giorno mi insegna a dare.
E’ che ogni tanto, proprio quando lei mi dimostra tutta la sua bravura d’azzardo, io proprio non ce la faccio e allora per forza ho dovuto che chiederle questo baratto.

Con immutato affetto
e spero reciproca stima.
Sghembo.
feb 16, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Spettabile Lassù S.p.a.
Signor Dio,
mi scuso fin d’ora per le eventuali inesattezze.
Volevo chiederle, ecco, se fosse possibile, innanzitutto… tutto bene?
Nel senso, che aria tira lassù?
La sua Signora, il su’ figliolo, lo Spirito? ‘Utto bene?
Ah che poi prima mi son perso di nuovo nei sentieri qui dietro: le confermo che si sentiva proprio un bel profumo di erbetta fresca che si vedeva che lei ha fatto proprio le cose per benino, che i prati ci han proprio la forma dei prati e le siepi son proprio venute su a forma di siepi perciò.
Comunque, era per dirle che ha fatto proprio un bel lavoro e che quando ci si mette di impegno le cose le vengono proprio bene, mio Sommo.
Perciò, e vengo al dunque, io volevo chiederle come se fosse possibile che ogni tanto lei faccia succedere quel che fa succedere.
Vedo di spiegarmi meglio, che di solito mi dicono che emetto suoni contorto, ma siccome è necessario che arrivi il messaggio, mi sciolgo.
Capisco che anche lei magari non è “perfetto perfetto” e che magari ci ha anche qualche vizio nascosto tipo il gioco di azzardo umano ma questo non giustifica il fatto che ci son quei giorni in cui lei si ostini a puntare sempre sullo stesso bersaglio.
Che nello specifico non sarei io medesimo ma diciamo che non è che ci vada lontano quando si mette a combinarne una delle sue.
Tutto questo non vorrei che lei, altissimo, lo prendesse mica per una critica: è che essendo a volte partecipe di cose non tanto piacevoli volevo che solo farle presente.
Insomma, mi scuso se l’ho tirata tanto per le lunghe ma è che avrei una richiesta se possibile che vado ad esporle: ha presente quei 350 chilometri di arretrato di qualche hanno fa che ho messo sotto ai piedi?
Quelli iberici, dai su. Ma mi van bene anche quelli d’altro continente. Bravo, proprio quelli. Ecco, mi son sempre chiesto il perchè ne avessi fatto una scorta di tutta quella polvere e se si ricorda anche lei ogni tanto veniva in visita la notte a chiedermi che senso dovevo dare a quello che avevo fatto.
Ecco, non è che non le avevo risposto fin d’ora perchè mi stava sulle balle, anzi me ne dispiaccio se le ho dato questa impressione ma la verità vera era che proprio io un motivo non ce lo avevo.
Ecco, se posso, ora m’è venuto chiaro il perchè ed il percome!
Perciò sono a richiederle in forma scritta quanto segue: io qui presente Sghembo vorrei scambiare i 350 e passa chilometri messi sotto le suole con un polpaccio nuovo e qualche scancellazione varia di esseri piccoli piccoli che rompono assai le balle fra le narici e gli alveoli dove di solito c’è il miele buono.
Come dice?
No, non sono mica miei. Son piccole cose per un’altra persona.
Sono consapevole che ognuno dovrebbe farsi i chilometri per se, ma anche lei è un giocatore e mi insegna che le regole ogni tanto possono essere infrante con la complicità del banco.
Se fosse possibile azzarderei anche una postilla, visto che si dice in giro che in fondo lei sia buono.
Nel senso che ci fosse da dare qualcosa in aggiunta io le cedo la mia massima disponibilità ma ci sarebbe anche qualche girino da far diventare rana almeno una volta.
Tutto qui, il resto vedo di sbrigarmelo io che dovrei più o meno ramparci fuori con quello che lei chiama Amore e che il Blu che ho accanto ogni giorno mi insegna a dare.
E’ che ogni tanto, proprio quando lei mi dimostra tutta la sua bravura d’azzardo, io proprio non ce la faccio e allora per forza ho dovuto che chiederle questo baratto.

Con immutato affetto
e spero reciproca stima.
Sghembo.
feb 12, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Son tre anni già.

Son tre anni già
che si andava di sghimbescio:
lacrime piallate su chiodi bianchi.
E’ una distanza
che m’arrossa il naso
d’un bastone che lento
trova ogni giorno nuovo sostegno.

Manchi a questa vita
come gli alberi di pere
il formaggio sul piatto nel campo
ed un sorriso
che fa la corte al pianto.

Ieri son rinato
anche per il tuo legno
le tue braccia
e quel passo immenso.

Tu ed io,
Sghembo.

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