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dic 26, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Facoceri Cerebrali.

Eccoci.
Mattutini e splendenti come la rugiada inaspettata.
Trascinati in questo limbo fra la nascita redenta e il primo dei trecentosessantacinque.
Belli paciati ruttiamo gas dalle nostre pance fottendo l’austerity ventilata e scialacquando una mensilità in più in completa e inutile oggettistica di vanto.
Facciamo foto? Sorridi? FLASH!
Belli, belli, oserei dire carini.
Tesoro sei un’ amore ma dai quanto tempo sei in splendida forma ti trovo bene passami l’ affettato ma dai e la zia Nini? e la zio Nenè? Tutti passati a miglior vita? A dai mi dispiace son andati alle Maldive? Ah e la recessione? Frega a me finchè ce n’è certo che sto governo ah ma se ci fossi io menomale che tornano i Savoia ancora un po’ di salame e certo che i telegiornali son tutti uguali gira sull’uno che c’è la benedizione vi benedissero a voi state fermi Nico Lino Nino non si gioca con il cibo ai miei tempi mica c’era tutto sto ben di Dio un po’ di più di sti ravioli tornerà la guerra dicono che a Gennaio vanno a prendere Saddam chi quel fantoccio di Bush? mica è come Clinton già non ha l’età per certe cose, non ce la fa a inginocchiarsi eh è sempre l’età giusta scolta il nonno ma dove vuoi andare ormai zitta Lina che anche in pensione si fan di quei numeri già sperando che ci arrivi ancora la pensione beati voi a me tocca lavorare ancora per vent’anni se tutto va bene buono questo cappone faremo tutti la sua fine zac e non ce ne sarà più per nessuno e che pessimista guarda me che son interista e ancora sorrido e già ero piccolo così all’ultimo scudetto alla fine degli ottanta giravo con la Ritmo bella macchina te la ricordi? certo come i tuoi capelli lunghi eh? han fatto la fine di quelli di Arese, dispersi in cassa integrazione! Molto spiritoso fortuna che c’è il dolce così hai la bocca impegnata come Don Lurio hai sentito la predica alla messa della mezza ierinotte? Pace e bene e poi toccante il passaggio sulla fede minata da quello che mette esplosivo nei presepi eh mi toccavo si mica che me la metta sotto il confessionale quando tocca a me ma se è una vita che non te ne vai a messa almeno una volta all’anno potresti certo e anche tu potresti almeno una volta all’anno invece per favore ci sono i bambini zia anche io il caffè no ti fa male poi resti nervoso e sei troppo piccolo ancora guarda che io alla tua età anche tu sei stato bambino? Certo non hai visto Roberto ieri sera in televisione? in ognuno di noi c’è un bimbo che vuol solo diffondere amore e non dare i calci a tua sorella che è Natale.
Va beh, allora tombola?

dic 21, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Imbarazzanti attorucoli imbalsamati.

Tra l’arteria e il tepore quel che cambia del nulla è l’assoluto realismo di un’ esasperazione del dolore.
Centrato il bersaglio si paga il conto, spente le luci si spazzola il velluto.
Rimando al concetto sacrale biblico rivoltante ma per ammissione superiore costretto all’approvazione.
…polvere siamo e polvere ritorneremo…
Lascio al volgo il tocco bisferico.
Ma posizionati che siete in quella buffa postura, difficilmente contraddirete.
Quel che rimarrà sarà il pensiero.
Massimo due lustri e vi lucideranno i resti dei legni marci che vi faran da contorno.
Pietanze dell’al di là: non ci sarà più tempo per scegliere il menù.
Ginnasti della fortuna, amebe del pensiero, lucidalabbra da puttane: crac sarà il vostro sibilo.
Eccezioni di parcheggi introvabili: non incanalatevi.
Non fuggetevi quello stereotipato attimo per scoprir d’esser al punto del limite e mai d’aver creato.
Qui bisogna esser vivi, non esistenti.
Qui s’ha da far brillar le stelle con i nostri zippo.
Qui c’è da ingegnarsi e stringere il bofice.
Perchè quando finiremo l’ultima diretta vi voglio ubriachi, mezzi nudi a distribuir gioia,
mica infossati a invidiar passati non vostri.

dic 19, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Il buon risveglio.

Eh!
Adesso portala a spasso tu l’angoscia mia.
Eh!
Vieni tu a lacerarmi dentro: squartami, leggemi, scuotimi e rimetti tutto in ordine.
Ricuciscimi.
Eh!
A saperlo prima mi compravo un souvenir diverso.
A saperlo prima mi vendevo le sudate fatte barattandole con animali dal sangue freddo.
A saperlo prima mi illudevo dopo.

dic 13, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

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BlogRunner.

Anno di grazia DuemilaECentoEQualcheVita.
“Nei primi anni del secolo si diffuse un nuovo movimento nel mondo della cultura italiana.
Radicalmente innovativo anche nella forma di comunicazione, il “Blogghismo” vide le sue origini nelle prime manifestazioni di diffusione telematica.
Internet era agli albori della sua storia: il mezzo che da li a poco avrebbe completamente stravolto gli usi e i costumi della società moderna era, all’epoca, solo una rudimentale scoperta dai contorni non ancora definiti, un embrione che solo la storia ha poi saputo modellare nelle sue più complesse e attuali forme.
Ciò nonostante, un ristretto gruppo di intellettuali (?) ebbe modo di intuire le acerbe potenzialità di questa nuova forma di espressione culturale e, sebbene disomogenei nelle forme e negli intenti, portare all’attenzione dei salotti perbene una ventata di nuove idee che diedero ossigeno ad una ristagnante empasse appiattita da decenni di informazione monodirezionale.
A volte affiancandosi ai mezzi ‘ufficiali’, a volte opponendosi con forza e proponendo una innovativa controcultura, con l’ausilio di un mezzo potente e allo stesso tempo accessibile a tutti, riuscirono ad imporre finalmente una nuova ed originale rivoluzione del pensiero.”

Dissertiamo.
Che detto così può sembrare logorroico interinale, solo non riguarda astrazioni intestinali.
Dissertiamo sul non senso di un uso arzigogolato, di un fancazzismo verbale impresso.
Noi, la loggia bloggatara.
Sproliloquio: figli dei figli non nostri (miei in veritas) che tra un lustro leggeranno su supporti non cartacei di sfumature non comprese, di autori innovativi, di una loggia massone della controcultura.
Smorzamento degli angoli, semplificazione e firma del registro.
Ci studieranno. A breve parleranno di noi come una nuova moda, la tendenza internettiana a diffondere il personale che nel frattempo ne avrà smarrito l’origine.
Tra poco, pochissimo finiremo sui telegiornali, intervisteranno Zu, Sauro, Leonardo, il Rillo, gli Asphaltiti etece: diverremo istituzione.
Sorprendente parlarne al futuro prossimo con la sensazione stranita mista a stupore che tutto questo non sia già successo.
Una volta diffusi, amplificati e spolpati dalla massa riverenti toglieremo le scarpe e ci si puliranno i piedi con i nostri zerbini.
Dio tempo senza bestemmia sua almeno giocherà a raccoglier frutti dalla cenere.
Finirà a immaginar pargoli bionici esercitar gli ingranaggi su quel che menti pensanti avevan prodotto all’inizio del millennio.
Noi intanto si scrive.
Che poi forse, mica ne siamo tanto capaci.
Ma inganniamo bene.
Io primo.
Che poi forse, c’aveva ragione mio padre, che a continuar a scrivere si portan mica a casa i sghei.
Filosofo del fil di ferro.
Io primo.

dic 6, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Disteso sotto l’arco di un portone convesso.

 

 

Disteso sotto l’arco di un portone convesso

aveva l’aria di chi pensa a scatti

e stringeva in mano il resto di una vita a pezzi.

Lo svegliarono in ronda di coppia

dopo averlo spogliato anche dei sogni nascosti

rispose alle urla con un sorriso perdente

e si spolverò le scarpe in attesa del cammino.

 

 

Alzata la sua ombra che era quasi genuflesso

pensò bene di ringraziare i gendarmi

e mostrò il pugno alla ricerca dei ricordi dispersi.

Scambiando la pace con un segno di bisboccia

inveirono sul corpo da animi corrotti

tentò un ultimo riparo all’abuso di legge

ma guardò il cielo e non vide che un segnato destino.

 

 

Resta il cartone

che nascondeva un pensiero

che pregava il passante

di esser sincero.

 

 

Resta l’odore

che deviava il sentiero

che raccoglieva sonante

moneta dal clero.

 

Finita che fu l’opera

spolverarono gli stemmi, si alzarono il bavero

e rimisero i legni a contatto di altra carne

volgendo lo sguardo al mercato imminente.

Di li a poco popolata la piazza era un brusio

soffocata dalla notte ospite in ritirata

che alla chetichella sgattaiolava tra le bancarelle.

 

 

Non lasciarono che una pozza di sangue povera

senza nemmeno avere il tempo rapido

di restare a contemplare la loro opera d’arte.

Lo trovarono in mezzo al segrato, quasi impertinente

ad occupar lo spazio spettante al buon Dio

morto ad inizio di giornata

svenduto al mercato di un’ esistenza inconsistente.

 

 

Resta il cartone

che nascondeva un pensiero

che pregava il passante

di esser sincero.

 

 

Resta l’odore

che deviava il sentiero

che raccoglieva sonante

moneta dal clero.