Ti divide dentro in combinazioni statistiche, ti altera il metabolismo.
Se sei fedele a qualsiasi religione eccoti lì sotto la croce, spugna imbevuta e macchie d’aceto sulla tunica di qualcun’altro.
Se il fumo che ti attira non è incenso ma si alza dai posaceneri incastrati nei panni verdi,allora rifletti slot machine e donne bellissime seduto un tavolo fatto quasi mai per mangiare ma per esser digeriti.
Sei sfaccettature, sei lati di un’unica anima cubista.
Di solito loro, i dadi, se ne fregano di te.
Lanciati in coppia nel bungee jumping quotidiano, rotolano verso un destino mostrando raramente insieme la stessa faccia.
Speranza,quando credi di stringerli in mano col tuo destino.
Insicurezza inconscia, nel vederli rotolare lontano.
Quasi sempre inammissible incomprensione quando regalano la felicità ad un volto che non è il tuo e realizzi che in fondo le combinazioni sono comunque una in più della tua ingenua convinzione.
Ma è un attimo che hai già alle spalle.
Poi di nuovo: altro giro altro regalo.
Perchè tanto lo sai, che prima o poi toccherà a te.
E sarebbe un peccato non esserci.
No dico, davvero non mi guardare con quella faccia, ci scommetto una vita che t’è capitato anche a te…po’ pur S… va beh allora non te lo dico comunque è vero…vero cosa…accendi i fari è buio…non è che mi ci metta davvero d’impegno ma è che capita…che razza di radio, si prendesse una stazione decente…muoversi con gli occhi,strada deserta, manco un lampione…comunque fai tutto e non ti accorgi di niente, in realtà è come se ce l’avessi già in testa, già bello e costruito ma poi il muro è la realtà…ecco ci mancava solo una canzone depression, cambia stazione, buio che non si vede se non te lo immagini…ma è vero, testa al finestrino, scommetto che ti succede anche a te… po’ pur S….male alla testa, botta che botta come è successo, idiota…un sottofondo, un’inquadratura, un film, ma non è un film, ma tanti intrecci…solo fari di posizione speriamo poche curve…strada o binari, comunque sai dove vai ma o ti scegli o ti lasci scegliere, paralleli… e poi all’improvviso si incastrano tutti e immagini, cioè pensi quel che non è o quel che vuoi che sia…disordine, riordinare la mia stanza, riordianare la mia vita…no certo ti capisco succede a tutti…si vede niente..no?…Capisci, come un film insomma, ma mi ascolti?…che male alla testa…ma è l’unico profumo che hai…si certo, capisco, ma mai un finale uguale, nel senso nella mente è quello giusto ma poi chi sa perchè chissa per…insomma un intreccio difficile…polmoni ok, cuore va per la sua strada, testa, che mal di testa…buono è? lo spruzzi, lo senti, lo ricordi ma poi non c’è, è questo il trucco che fa male.. mal di testa…comunque capisco.
Sorrisi,abbracci, profumi,compassione.
Strada senza un lampione.
Nemmeno che esista un tempo, giuro.
Ma il problema è il bagnoasciuga.
Il Pallone d’Agosto rotola sulla spiaggia e vi passa accanto spruzzandovi la sabbia negli occhi.
Prendetevela con i bambini che giocano a costruir castelli di sabbia, i più bravi lo faranno per tutta la vita, i più fortunati verranno ricordati per averci abitato, in quei monumenti precari esposti al sole del mondo.
Quelli a metà del tragitto, a cavallo dei trenta, ne chiedono le stanze in affitto, di quei castelli.
Tutti comunque prima o poi credono di aver sognato l’arcobaleno.
E si svegliano.
E il naso è bagnato, il temporale passato.
L’amore sognato, il castello distrutto.
E si ricomincia.
E intanto il Pallone rotola, fino alla riva.
Un’onda lo prende in grembo, un’onda lo culla, un’onda lo riporta al bagnasciuga.
Terra di mezzo, tra chi sta in mare e chi è spiaggiato, approdato o naufragato.
Terra a metà, orme che cambiano di continuo.
Onda dopo onda.
Bimbo, hai visto per caso il mio Pallone?
Il problema è il bagnoasciuga.
Verso un’atipica fine estate 02, e probabilmente ogni Tg già vi ha detto che è la più anomala degli ultimi 30-40-50-1000 anni.
A seconda del redattore, dell’agenzia e del commentatore che può produrre una variabile incostante di papere sappiate che ogni 365 giorni instabili vi sentirete dire che quest’anno, ma solo per quest’anno, siete partecipi della più calda e/o più bagnata e/o più assurda estate degli ultimi X lustri.
…
“D’altronde è così”, dicono le rughe anziane abbassando l’asse di coppe sopra la tovaglia plastificata a quadretti rossi e bianchi della Trattoria Assunta.
“D’altronde è così”, picchiando la carta non troppo forte per non far gli sboroni e per non rovesciare il calicino di bianco scientificamente posato sull’angolo estremo dell’area di gioco.
“D’altronde è così”, dogma asettico fra un grido di “SCOPA!” e il sussurro del pettegolezzo sulla figlia del suocero della zia del tale che aveva il casale che si imboscava col marito della di lei compianta facente parte della famiglia dei soprannomi di paese che raccolgono un’anima.
“D’altronde è così” e te lo dicono da lontano ma non si spostano.
E’ solo la voce che arriva, credo, con un attimo di ritardo.
Comprensibile, visto gli anni che ha dovuto attraversare per fare il giro di una vita e arrivare da te.
Semplice e increspata.
Una voce così, solo i vecchi la sanno fare. Se ci provi tu è comicità, se la fanno loro è storia.
E quindi ci credi.
Poi gli cerchi gli occhi, per capire, sperare, che oggi vedano il sole.
Ma gli occhi non li trovi.
Sono fessure con gemme di pupille.
La fronte è più bassa per il peso degli anni, il raggio di sole segue la curva della schiena piegata che ancora trasuda sudore e quando pensi di averglieli visti, gli occhi, già sei perso nella cartina geografica delle loro mani.
Nemmeno il colonnello Ciocci Yoghi Giuliacci potrebbe competere con loro. Sconfitto in partenza,senza nemmeno avere il tempo di attaccarsi al satellite, al centro Epson e alla madonna di Ceznokova.
A loro basta alzarsi bestemmiando dal tavolino (se ti scegli il socio peggiore a briscola sai già come va a finire) ,spostarsi bestemmiando su quella striscia di sabbia di 2 metri per 20 ( adesso le squadre le faccio io che il Toni ha l’artrite e mi pende sempre a destra e il Tito che è zoppo mi scavalca sempre il boccino), alzare gli occhi al cielo e decidere il destino del tempo, del loro solitario mondo, e della partita a bocce del pomeriggio.
…
-Toni, sa diset, al pioerà amò?
-Sappie me, so mia el Bernacca!
D’altronde è così.
Non puoi portar da diva se gli occhi pensano al nulla.
Devi crearla questa terra, non puoi esser solo che una farfalla.
Hai le ali ma non ti guardi la schiena.
E mai possibile che debba sempre insegnarti a sognare?
Chiedilo al bimbo se è felice. Chieditelo.
Allarga le braccia e comincia a volare.
Con l’eleganza dei tuoi passi.