Reali
Sospendersi
al fine valle ancora ballano
ma il vento sposta il petto
l’istinto stringe vicino
ed il monte è già sceso.
Stiamo e saremo
futuro di altri
forti all’esempio
e nel cuore della notte
porti rinascenti.
Sospendersi
al fine valle ancora ballano
ma il vento sposta il petto
l’istinto stringe vicino
ed il monte è già sceso.
Stiamo e saremo
futuro di altri
forti all’esempio
e nel cuore della notte
porti rinascenti.
Sedici al pendolo,
tra il tuo saluto e il mio infinito.
Ancora sei di stelle ancòra
sorpresa, carezza, bastone e speranza.
Camicia stirata, sua altezza,
mio sguardo e ruvido accordo.
Continuo ad allungare i piedi,
d’andata altalena: senz’albero
rinforzano le radici
e s’allarga lo sguardo.
Rimante ricordati sempre
senza mure parole del fare
nulla pacate le ali di suole
potrai mai realtà scolare.
Poggiati e assorbi
scolla e sbadati
mentre coperto implume
sbeffeggi tra i calici
ma mementa al tocco
che alle maniche e ai tagli
hai il debito rabbocco.
Con permesso.
Lembi d’altri falsi quadri
tele di cere per cene
il disegno a beffa d’ingegno
siamo.
Poco prima dell’ambo
appena distratto dal freddo
osservo la curva dell’universo
ridere e ostentare un senso
nel ritrovo tribolato
nel viaggio attrezzato
nell’attesa incrociata
siamo.
Al culmine,
all’uopo nostro
ecco ci riconosciamo
nei silenzi finalmente detti
nel volgersi spanato dei tormenti
siamo.
Orbite distratte
parvenze di canti per le albe
semi folli per chiome al nome
il giusto del cerchio d’insieme
rive d’approdo scosse dal buono
siamo.
Gli alberi a raccolta
s’osservano a distanza
lunga l’aria
vuoti i campi
accade e precede
al tocco è sale
il sangue smette
la luce stringe il fiato
l’ago buca ignaro
mentre la perdita
resta nel tuffo
e il gelo in fiducia
china il capo
azzanna
e attende il calore.
Raccolgo i rami
caduti per me
accarezzo le gemme
scosto la neve
vado.