Il mio angelo senza ali
di sussurro nascosto
mi bussa nei sogni cheto:
quand’era sguardo in me
aveva un futuro probabile
ma il mio presente
non ne ricamò un regalo.
Così scelse altra sorte
lasciandomi il torto
di non che esser me
e volando nel giusto
mi rimase al riflesso.
E furon lune e piogge scure
sabbie e pelli al bacio
un contagio e un battelo
fino all’isola felice
altro mondo, diverso indirizzo.
altro speciale universo.
Ma lui torna:
la notte
si tinge accanto al letto
e cucisce, accarezza,
che quasi sento la voce
quasi mi dice se fosse
ma lui è altrove
ed io nemmeno un signore.
Dice che anche lui
ora fa bei sogni
e chiama di me in quelli
per quanto lontano
basta un mio canto
si morde il labbro
mi sfiora la schiena
in cerca dei segni
che sulle spalle
si fan piume.
Ha dato vita,
è rinato
sta bene
e sarebbe stato
ma ora è giusto
che stia lontano
e per sempre vicino
perchè questo mare
è troppo mare
per chiamarlo sale.