Ciao,
un’esca molesta la punta del mio siero.
Torno indietro ma non trovo nulla,
solo una fotografia del mio buon pensiero.
Sono certo che quest’anno sarà pagato,
e tutta questa attesa finalmente capirà.
Non c’è motivo per raccontarsela con altri sguardi
o nel tirar le coperte al cielo:
con silenzio e parole in balletto
ogni strada avrà il suo ricordo.
Vieni,
quell’intruso dentro al non detto
sarà svincolato dal contratto
e la risata svelerà la combinazione
rinascerà d’un giorno perfetto:
sopra una panchina di un parco,
danzando assieme a te,
afferrandoci forte,
tenendogli la mano.
La musica,
note tra passi e neve
raccoglierà il filo, avvolgerà il destino,
guiderà i passi finchè s’arroccherà la voce
e farà male, e farà bene,
splenderà del suo raccolto tributo,
sfamerà e racconterà
finalmente la sua alba scalza
pronta a scaldare
quel che non si può fiatare.
Tu
dormi, che passa,
regna di sogni che restano
e sarà un buon risveglio:
per un mio attimo
rallenterò il tuo battito
profumati di miele selvatico.