Fiorin di noce
Son sette anni già:
diluvio fiero d’un canto alto,
burbero al salice del tatto
radice del mio albero caposaldo.
Manchi a questa festa
rude ramo di ginestra:
rugiada per primula dorata,
caldo basco sul tulipano colto,
rosa d’acqua mai dimenticata.
Ma il tuo vino è pronto:
la famiglia allargata,
la tavola consacrata
e la gioia appena sgorgata.
Avanti con la fede
con le vite nuove
e le pancie vuote.
Avanti chissà dove
nascondendo fatica
scartavetrando scelte
del non arrivi a niente.
Avanti con orgoglio
fiutato e storto
di chi a un sogno
e un giro al molo
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Prima il banjo, poi un’attenzione.
Le due colonne dopo il dieci ne faranno un anno rauco.
Poc’astruso.
Ci si vedrà un bel splendore erto.
Non come adesso, che son qui avvitato a stento per via di un aratro tosto.
Ora punteggio con la quiete dei panorami larghi ma sta già scandendo il tempo.
Per questo ti avverto: sarà un erba scalza da temporale ma non ti preoccupare.
E’ che danzerà il vento, ci saran così tante cose da fare e così poco da star fermo.
Sei invitato al ballo.
Portati un sorriso e un giro lento.
Prendi fiato, riponilo al sicuro dentro all’eco: tra poco sarà onesto al salto.
Pronto? Uno, due..