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Trasvolando attento l’immaginario undecisimo parallelo mi affianco ad un veliero che ultimamente mi tiene ben sveglio il bolero: indugio sapendo e inquieto m’addentro.
So per certo che non sarà un velluto cadendo perciò mi premunisco d’un trabattello con cui roteare sul disagiato mare del crescere leale.
Tremo al pensiero stringendomi a brugola le scapole del mio acufene dorato: se non altro m’affranca vigile con raccomandata di non ritorno e questo rasserena amigdala e duodeno.
Attendo il sorgere del punto e croce adornandomi d’esteta ma il mio ombrello di sale piange al primo acquazzone lasciandomi zuppo d’un torpore interiore.
Lacerato dall’agguato di si tanta bellezza pascio le mie pietre oltre le porte disperse della volta celeste.
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Non c’è peso che ritagli il tempo
perchè possa riposare gli alibi
su cuscini di fioretti e sgarbi.
Primo s’arrotola l’avambraccio poi si spanna la camicia ed infine ci si infischia dei pregiudizi e ci si immischia negli umori: solo così se ne esce dal pertugio umido e ci si scotta al sole perchè esso splende di se stesso ma per goderselo bisogna prima bruciarsi almeno al primo rintocco, screpolarsi e sapere che sapore ha il saper conquistare, piantare la bindella e misurare la distanza dell’esistenza.
Non ho voglia di riavvolgermi
non ho voglia di aver voglia
non ho voglia di non respirare
quando fuori c’è acqua abbondante
per dissetarci l’estremità
strimpellare e baciare il mare.
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Gli alpinisti migliori
aprono vie sconosciute ai più
domano la natura
e mostrano a tutti
un mondo nuovo
per giungere alla cima:
inconsapevoli della propria forza
sorridono alla sofferenza.
I mortali
possono solo curarli a valle.
Nessuna imbragatura,
bisogna lasciarli andare:
son destinati a volare.
Per questo
Solo lo sherpa
sa quando è il tempo
solo lo sherpa
ne condivide l’universo
solo lo sherpa
sa quanto grande
sarà il suo regno.
Dove si avverte il vuoto
lui avvista il fiore
e quando manca l’aria
ne ricorda il profumo
in una danza rarefatta.
Oggi
la salita al cielo
pare più serena:
dannatamente
più serena.
La nebbia in vetta
si scioglie sempre
nel più bel sole.